venerdì 25 novembre 2011

TAVOLA ROTONDA "DONNE E MEDIA" - INTERVENTO ILARIA CAPITANI COORDINATRICE CPO USIGRAI

L'appello "Donne e Media" lanciato attraverso la rete nel 2009, ha avviato un una serie di riforme, per migliorare la rappresentanza femminile nei mezzi di comunicazione, coinvolge appieno le giornaliste del servizio pubblico radio televisivo.
L'evoluzione della rappresentanza di genere e' un processo che non puo' e non deve lasciare indifferente la nostra azienda. Il principio delle pari opportunita', sancito nell'ordinamento ialiano, e' uno degli elementi qualificanti della democrazia. E nella democrazia un ruolo fondamentale viene svolto dai mezzi di comunicazione. In primis, per sua natura, dal servizio pubblico che deve svolgere un impegno ulteriore. Il rispetto della parita' di genere, nei programmi di informazione e di intrattenimento, nel linguaggio che viene utilizzato nella realizzazione dei servizi, nelle inchieste, deve diventare una condizione imprescindibile. Che non puo' piu' essere demandata alle sensibilita' individuali. Ma prevista, questa la nostra proposta, da propositi di intenti in accordo con le parti coinvolte. Se necessario con regolamenti nuovi, con linee guida aziendali ed editoriali, con un codice di autoregolametazione che metta al centro la pari rappresentanza di genere.
Negli emendamenti che l'appello "Donne e media" ha formulato, e che la Rai dovrebbe applicare, si parla, tra l'altro, di promuovere un nuovo corso nell'impiego della figura femminile nel pieno rispetto della dignita' culturale e professionale delle donne, anche al fine, attravero programmi specifici, di contrasto e prevenzione della violenza sulle donne. E' un punto questo che coinvolge anche il tipo di linguaggio che noi giornalisti, uomini e donne, utilizziamo. Coinvolge il soffermarsi, o meno, su particolari che , specie nei fatti di cronaca, possono alimentare un informazione distorta, a volte macraba,che talvolta puo' addirittura intralciare le indagini. Su questo e' utile anche un'autocrticia. Ed e' per qesto che chiediamo se e' possibile attivare dei corsi di formazione per noi giornalisti.
Per quanto riguarda l'emendamento su "programmi specifici" lo accogliamo in pieno. Ma non e' solo nella specificita' dell'offerta che si deve realizzare la pari rappresentanza di genere. Piuttosto vorremmo puntare ad una presnza delle donne nella quotidianeta' dell'offerta. Nell'insieme dei palinsesti televisivi. Per noi e' importante che le donne siano presenti, a pari degli uomini, in tutti i programmi e in tutti i tg. In particolare nei nei programmi di politica, dove gli ospiti sono sempre maschi, nei programmi di sport, dove le donne sono rappresentate con vecchi stereotipi, nei programmi di intrattenimento, dove le donne spesso hanno una presenza marginale e ornamentale. Insomma le donne presenti nella societa' e nelle diverse professioni, non sono rappresentate in modo adeguato, ne' hanno le stesse oppotunita' di accesso nei servizi di informazione e di intrattenimento. Perche' gli ospiti qualificati a parlare sono sempre uomini? Su questo proponiamo una sorta di codice di autoregolamentazione della rai. Cosi come la carta di Treviso tutela i minori si potrenne realizzare una carta dei diritti delle donne per valorizzare la loro presenza, la professionalita' e la competenza:
Altro tema e' il monitoraggio costante sulla rappresentazione delle donne. Questo per noi e' un punto fondamentale. Verificare la qualita' dell'offerta, i suoi contenuti, verificare come e in che modo il mondo femminile e le relative tematiche vengono affrontate e' un primo passo che chiediamo venga fatto, se pur in ritardo, in modo deciso e definitivo.
Infine il tema delle carriere. Su un totale di1600 giornalisti solo due direttori di testata. A fronte di una presenza femminile che aumenta nella nostra azienda le donne sono relegate ad essere redattore ordinario. Poche, pochissime, quelle che riescono a scalare i gradini. Pochi i capiservizio, pochissimi i capiredattori. Anche su questo chiediamo un cambio di passo deciso. Non e' solo una questione di quote rosa, di percentuali, di numeri per definire una "quantita" di donne. Per noi la condizione imprescindibile e' valutare il merito effettivo,anche in relazione all'anzianeita'aziendale e alle competenze svolte. Per valorizzare appieno le professionalita' interne.

la cpo Usigrai

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