sabato 11 giugno 2011

ASSOCIAZIONE STAMPA ROMANA: DONNE DELL'ANTIMAFIA

DONNE DELL’ANTIMAFIA

La cultura della Legalità e delle Regole declinata al femminile, perché le donne hanno coraggio, intelligenza, veridicità, capacità professionali e organizzative; le donne esprimono con forza un valore aggiunto che si affina nella lotta quotidiana alle mafie, ma che specularmente viene utilizzato con successo dalle stesse mafie nella loro organizzazione di potere piramidale. Donne “contro” le mafie oggi fa rima anche con donne “dentro” le mafie.

Questo il quadro emerso dalla giornata di riflessione sul tema, organizzata dall’ASR presso la FNSI per accendere i riflettori sul problema nel Lazio. Un parterre qualificato coordinato dalla Presidente Asr Rita Mattei e dal segretario Paolo Butturini, che ha dedicato i lavori alla memoria del collega Roberto Morrione, una vita professionale spesa a cercare di essere con onestà intellettuale un riferimento credibile sul problema della mafia.

Un videomessaggio di Rita Borsellino ed un saluto di Don Luigi Ciotti hanno introdotto i contributi di Barbara Sargenti, Gabriella Stramaccioni, Anna Maria Giorgione Imposimato (che ha voluto ricordare la vendetta trasversale della mafia con l’uccisione del cognato, Franco Imposimato), Francesca Monaldi, Rita Di Giovacchino, Angela Napoli, Nadia Cersosimo, Bianca Stancanelli, Lucia Brandi, Pino e Marisa Masciari, Alessia Marani e Maria Sole Galeazzi. Esperienze professionali e personali diverse, sotto il denominatore della “lotta alla mafia”; magistratura, forze dell’ordine, politica e associazionismo, testimoni di giustizia, scrittrici e giornaliste che, scegliendo di occuparsi di criminalità organizzata, hanno imboccato una strada dalle conseguenze spesso irreversibili.

Cosa Nostra, dunque, non è più cosa da “uomini”, ha ricordato Mattei, perché oggi è superato anche l’antico ruolo “ancillare” (Sargenti) che vedeva le donne relegate a mero sostegno del “guerriero”, magari latitante, o come soggetti di potere “obliquo”. Oggi nei clan il potere le donne lo esercitano anche in maniera diretta, così come dai clan escono con coraggio figure di donna come Rita Atria e Felicia Impastato, che hanno fatto della responsabilità civile il loro tratto distintivo (Giorgione Imposimato e Stramaccioni). Per Angela Napoli sempre più donne delle istituzioni sono sintonizzate su questa realtà, ma poco incoraggiate nonostante le grandi capacità; un suo disegno di legge sulla corruzione giace ignorato da tutti, perché chiede l’acquisizione allo Stato dei patrimoni mafiosi dei politici. E la corruzione è il primo gradino nello scivolamento verso la contaminazione mafiosa (Giorgione Imposimato), così come i comitati di interesse (Marani), un fenomeno che riguarda tutto il Paese, e a cui le banche non restano estranee (Brandi). Secondo il Censis il 22% degli italiani vive in territori sotto il dominio “militare” della mafia, ma Ilda Boccassini denuncia che a Milano ci sono livelli di omertà più alti che in Sicilia (Stancanelli); mafia e politica hanno interesse alla conservazione dello status quo, il nemico principale di questo Paese, e a mantenere l’atavica “distrazione” della società civile. Non basta denunciare (si rischia in prima persona, come Galeazzi, cronista di provincia) ma serve una rete di protezione per arginare il potere crescente di quella che viene definita la “quinta mafia”, un misto di politica, affari e lobbismo cresciuto nel Lazio sotto la scuola dei clan infiltrati e dei domicili coatti.

Poi c’è anche chi denuncia il racket (coniugi Masciari) e vede stravolta la propria vita e quella dei familiari. Il coraggio significa anche volere continuare a sentirsi uomini e donne “liberi e responsabili”.

9 GIUGNO 2011

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